martedì 19 dicembre 2023

Poe and the Devil, di Ernesto Carbonetti // Scivolare all'inferno assieme ad Edgar Alla Poe

Siamo a Baltimora. Anno 1849.

Parole che mettono immediatamente di fronte a qualcosa che ha a che fare con l’oblio incoraggiato dalle ombre della notte. Parole che ci informano che qualcuno è stato raggirato, preso in giro, abbandonato e lasciato in un vicolo oscuro a finire quello che il destino aveva forse in serbo per lui.

Costui è un importante letterato.Uno dei padri della letteratura gotica di tutti i tempi: Edgar Allan Poe. Lo sguardo compassionevole di un famoso editore che lo riconosce mette in moto la trama di questo lavoro di Ernesto Carbonetti che ci trascina nei meandri della psiche umana e non solo. 

Titolo: Poe and the Devil

Autore: E. Carbonetti

Editore: Weird Book

Collana: Weird Comics

Pagine: 112

Link per l’acquisto QUI

Poe è ricoverato al Church Home Infirmary. Il suo soccorritore si reca in visita alla struttura per avere notizie sulla persona che sembra avergli cambiato la vita, colui che gli ha indicato la strada da seguire, colui che lo ha appassionato al suo lavoro in un mondo pieno di barbarie, coscienze luride e sommersi da un mare di liquame. Ciò che però trova è un muro di ignoranza e scarsa empatia. Sembra che Poe sia destinato a soccombere, inghiottito dalla solitudine e dalla disperazione.

E’ infatti in un desolato letto (che ha tutte le sembianze di quello di un manicomio) che troviamo il protagonista di queste tavole. Un uomo solo e in preda al delirio, vittima delle immagini che si succedono come flash nella sua mente.

Cosa c’è realmente al suo interno? E’ solo frutto della sua fantasia oppure gli avvenimenti tragici e luttuosi del suo passato sono tornati a farsi vivi? Lui è pronto a guardarsi dentro e lo fa attraverso una proiezione di se stesso, a subire una sorta di metamorfosi perché per comprendere si deve cambiare e assumere nuove forme, anche se quelle forse hanno fattezze demoniache.Chi è davvero il diavolo? Un’entità esterna giunta per ghermire la nostra anima o è qualcosa che abbiamo sempre portato dentro di noi e che adesso, nel momento cruciale della nostra vita (la morte, il giudizio finale) si palesa per tirare le somme della nostra esistenza?

Poe nel suo letto d’ospedale è confinato in un limbo da cui non potrà uscire fino a che non comprende il senso della sua vita. Finché non mette un punto fermo e smette di piangersi addosso per gli eventi che gli sono successi (Poe è rimasto orfano di entrambi i genitori), lui stesso infatti afferma “Ho vissuto tutta la mia vita nelle mancanze. All’insegna di separazioni e abbandoni”. Cos’ha nella testa chi si sente solo?

Il tema principale di queste pagine è senza ombra di dubbio la difesa della letteratura. Il co-protagosnita, la figura dell’editore che soccorre Poe, non riesce ad accettare il fatto che qualcosa potrebbe togliere la vita a una persona di valore come lui. Come potrebbe andare avanti il mondo senza un faro che nella notte ci indica la via? La vita di un poeta ha valore, è per questo che deve essere salvato, deve essere tenuto in vita il più a lungo possibile perché se lui muore con lui muore anche la possibilità di un’esistenza degna. Ecco il grande tema. Il perenne scontro tra la letteratura, quindi il mondo umanistico, e quello del volgo, ovvero il mondo di quelli che pensano solo al denaro. Questo aspetto è incarnato dalla figura del dottore della clinica, un uomo scettico, freddo e totalmente privo di umanità, tanto da definire la bruciante passione letteraria un capriccio personale, e tutte le raccomandazioni che l’editore si premura di suggerire vengono definite inutili e superflue. Tutti termini con cui spesso viene descritta una qualsiasi letteratura in mano a coloro che non hanno gli strumenti per comprendere.

Una lotta tra umanità e logica, tra cristianità e perbenismo. Un uomo come Poe però ha sempre vissuto al limite. L’abbandono dei suoi genitori, la solitudine e la morte per tubercolosi della compagna (Sarah Elmira Royster) hanno gettato la sua esistenza in braccio all’altro grande tema del fumetto: l’alcolismo. L’abuso di alcool ha fatto spesso capolino nella sua vita, come anche lo spendere denaro e l’essere dedito al gioco d’azzardo. Non sapremo quindi mai fino in fondo se ciò che vede Poe in quel letto di ospedale sia vero oppure dettato dalla sua fantasia mischiata al resto. Forse è questo uno dei punti di forza di questo fumetto, il tenere il lettore costantemente in bilico tra vari mondi, quello reale, quello inventato, quello che poteva essere un futuro così tanto agognato e un passato che continua a dare sofferenza. Ad un’unica persona. Poe.

Il mio giudizio: Se siete amanti della letteratura e in particolare amate le atmosfere dark e claustrofobiche non potrete far altro che apprezzare questo fumetto e l’egregio lavoro di ricerca e stile che è stato fatto da Carbonetti. Ogni balloon spalanca un universo differente. Una citazione. Un cosiglio. Una forte critica. Il tutto utilizzando un linguaggio che sembra scritto direttamente dall’autore in persona. Mi ha fatto particolarmente piacere questo perché contribuisce ad elevare il fumetto ad opera d’arte sradicando l’idea che questo genere sia rivolto solo ai ragazzini. Questo è anche un lavoro per adulti. L’unione del mondo del sogno con avvenimenti realmente accaduti gettando in faccia al lettore il dubbio di come si siano svolti davvero i fatti crea una spirale che ti precipita nella storia. Una storia di fantasmi, di demoni, reali o inventati, non importa. TU vuoi capire. TU devi sapere se quello che hai tenuto in mano fino ad ora è accaduto davvero o no. Come dice Satana “Sei tu a dover scegliere il tuo Ade”. Una storia di alcool, di tentato suicidio, di morte.E secondo me quando una lettura suscita interesse e ti spinge a fare ricerca rasenta la perfezione. E sono quindi felice di aver fatto parte di questo processo.

Consigliatissimo.

Francesco Balestri

lunedì 18 dicembre 2023

Comics Gear: gli eroi che ci meritiamo

 Buonasera a tutti, cari amanti dei fumetti!

Preso dallo slancio della volta scorsa sono qui per segnalarvi una nuova intervista...sempre a me!

Sono stato contattato da Ivan Passamani di Comics Gear, un'interessante spazio web che da voce alla cultura nerd e tutto ciò che è fumetto. Potevo quindi rifiutare dal mettermi in gioco anche sotto questo aspetto? Assolutamente no! Così ecco che venerdì scorso, 15 dicembre, ho preso parte a una diretta a 4 per parlare di fumetti e di come il ruolo dei supereroi sia cambiato nel corso del tempo accompagnandoci fino ai giorni nostri.

Beh, dire che mi sono divertito un sacco è dire poco e spero vivamente di poter ripetere l'esperienza quanto prima. Ma adesso guardatevi l'intervista espero dia a voi gli stessi numerosi spunti di riflessione che ha dato a me..

Buona visione!

giovedì 14 dicembre 2023

Fabrizio Valenza de L'Albero del Mistero mi ha intervistato e abbiamo parlato di...fumetti!

 Buonasera a tutti, fumettari!

E' con grande emozione che vi scrivo perché lo sto facendo direttamente dallo studio de Lo scaffale dei fumetti. Non ha assunto ancora la versione definitiva ma ci siamo vicini e spero di poterlo mostrare presto sulla pagina Facebook.

Sono qui stasera per segnalarvi l'intervista che Fabrizio Valenza, scrittore e saggista, mi ha fatto la settimana scorsa. Gestisce in maniera del tutto autonoma il sito Albero del Mistero, all'interno del quale propone corsi di scrittura di alto livello, consulenze letterarie e dove trovate tutte le sue pubblicazioni. 

Ma veniamo a noi e alla succulenta chiacchierata che ci siamo fatti a colpi di fumetto! Abbiamo parlato della mia esperienza e di come mi sono avvicinato al mondo dei fumetti ma soprattutto di come questi abbiamo, come ogni forma d'arte, un richiamo alla vita che viviamo tutti i giorni.

Buona visione!

martedì 5 dicembre 2023

Intervista: Andrea Manfredini

Buongiorno a tutti fumettari di questo mondo!
A pochi giorni di distanza dall'intervista ad Andrea Guglielmino...sono qui a proporvene una nuova di zecca! Protagonista di questo spazio è Andrea Manfredini, un 'interior designer con la spiccata passione per i fumetti.

Intervista ad Andrea Manfredini

1. Chi è Andrea Manfredini?
Andrea Manfredini è uno guidato dalla passione, dalla curiosità, dalla sperimentazione, dalla ricerca del bello, dalla voglia di comunicare, di confrontarsi, di assorbire conoscenza, arte, tutto quanto lo arricchisca e lo faccia sentire bene. Sempre alla ricerca di nuove proposte musicali, letterarie, di nuovi viaggi, di persone interessanti dalle quali assorbire cultura e condividere le proprie esperienze, con cui sviluppare e realizzare idee fino a renderle fruibili e godibili per gli altri, ha trovato nel fumetto il mezzo per mettere insieme tutte queste cose e cercare di lasciarle per chiunque vorrà goderne. Non ci sono libri o quaderni dove non appaia qualche disegno, a lato dei testi, nei risguardi, in qualsiasi spazio bianco, fin da quando ha memoria e fin dai più vecchi cimeli conservati tutt’oggi dai genitori. L’amore per il fumetto arriva ancor prima di iniziare a leggere e non smette più. Tra un progetto di interior design e l’altro, trova il tempo (spesso tra le 5 e le 7 di mattina prima di svegliare la banda per andare in ufficio e a scuola) per coltivare una passione viscerale, una necessità fisica che, se non assecondata, crea malessere più della peggiore delle tossicodipendenze.

2. Come ti sei appassionato alla scrittura e ai fumetti?
La passione per i fumetti è venuta in tenera età, ben prima di imparare a leggere, quando passavo spesso il finesettimana dai miei nonni materni e sfogliavo copie di Topolino di mio zio. Poi l’altra nonna, con la quale stavo più spesso durante la settimana dopo l’orario scolastico, ogni tanto mi comprava le bustone della Corno dove trovavo diversi numeri di fumetti di supereroi. Immagino che la passione sia nata in quegli anni perché da allora non ho mai smesso di avere qualche fumetto per le mani. Ricordo ancora con grande gioia quando un compagno di scuola della prima superiore un giorno arrivò in classe col numero 22 de L’Uomo Ragno Star Comics. Fu una vera epifania che mi portò ben presto a non mancare mai l’appuntamento, in edicola prima e in fumetteria poi.
Col passare degli anni e frequentando la Scuola del Fumetto di Milano ho capito che difficilmente sarei riuscito a diventare un bravo scrittore e un buon disegnatore, così mi sono concentrato sul secondo. Oggi, sono sempre pieno di idee da sviluppare e ogni volta cerco lo scrittore giusto con cui farlo.

3. Se ti chiedo di spiegarmi in due parole la differenza tra fumetto e graphic novel cosa mi rispondi?
Che l’italiano è una lingua bellissima e ricchissima di termini per descrivere tante piccole variazioni della stessa cosa e che non sento alcun bisogno di dare al fumetto un nome diverso, essendo esso stesso già comprensivo di un modo di raccontare peculiare e ben specifico. L’esterofilia della lingua ci rende più interessanti (o più cool, se vogliamo usare un termine internazionale)? A mio avviso no, ma quando un termine entra nel parlare comune, allora possiamo usarlo per identificare qualcosa di ben riconoscibile. Oggi Graphic Novel dovrebbe indicare quel tipo di fumetto non solo di puro intrattenimento, ma con una cifra artistica superiore e più impegnativa, mentre Fumetto sembra essere caratteristico del “nazional popolare”, del “commerciale”, del “mainstream”. Ok, forse è così, forse no, forse non serve neanche…

4. Cosa pensi della trasposizione filmica di un fumetto?
Parliamo di Cinecomics, quelli ispirati ai personaggi di un paio di case editrici ben definite? È da diverso tempo che non mi interessano più. Erano qualcosa di originale e insolito fino alla prima metà degli anni 2000, con alcuni esempi davvero epici e alcuni che sono diventati delle vere opere d’arte animata, davvero. Poi il business ha decisamente e malamente preso il sopravvento e dello spirito originale dei racconti ai quali si ispirano, o meglio, dei personaggi che vi vengono rappresentati, è rimasto davvero poco. Detto questo, pellicole come i Batman di Burton, Watchmen, Sin City, alcuni X-Men, il primo Spiderverse animato, a me sono piaciuti tantissimo! Certo, anche nella migliore delle trasposizioni non si può immaginare la fedeltà assoluta al fumetto, come del resto avviene anche per i romanzi, semplicemente perché si tratta di adattare delle opere a mezzi diversi da quelli per i quali sono state concepite, che hanno dei codici e dei linguaggi differenti.

5. Cosa ti piace di più in un fumetto? Quali sono secondo te i suoi punti di forza?
Sono un disegnatore, la cosa che mi colpisce di più in un fumetto è il disegno, direi che è scontato. Spesso, chiacchierando con gli amici fumettisti, facendo il buffone, dico che una brutta storia disegnata bene è più facile che abbia successo, piuttosto che una bella storia disegnata male:D. La verità, dal mio punto di vista, è che mi è capitato molto più spesso di dimenticare di cosa parla un fumetto, ma di avere ben chiare alcune tavole e allora probabilmente la storia non era granché, anche se i disegni erano epici. Per quanto mi riguarda, mi auguro sempre che le idee che ho siano abbastanza buone e gli scrittori coi quali collaboro abbastanza bravi in modo da rendere apprezzabili anche i miei disegni :P

6. C’è qualche fumetto o manga a cui ti senti legato e ricordi con piacere?
Dio ama, l’uomo uccide, L’ultima caccia di Kraven, Oudeis, gli X-Men di Claremont/Byrne (a dire la verità praticamente tutto quello che ha fatto Byrne), Akira, 2001 Nights (gli unici manga che ho davvero apprezzato), la linea editoriale “Legends” della Dark Horse dei primi anni 90 e poi c’è “Lo Scorpione” di Marini/Desberg, che mi ha talmente folgorato che quando mi sono sposato mi sono ispirato ad alcune scene del fumetto per realizzare un minifumetto da usare come invito per l’evento!

7. Che rapporto hai con i manga?
Da quello che ho scritto sopra direi che sia evidente quanto non sia particolarmente attratto dal manga. Qualche eccezione c’è chiaramente, ma è un modo di raccontare e disegnare che non mi appartiene e non sento mio, quindi, consapevole di perdere anche delle vere pietre miliari, faccio sempre molta fatica a interessarmene.

8. Quali sono i tuoi generi preferiti e perché.
Sono cresciuto fondamentalmente a pane e supereroi, poi ho scoperto la fantascienza leggendo Asimov e l’ho cercata anche nel fumetto (ed ecco che non a caso apprezzo Akira e 2001 Nights): la saga a fumetti più bella che io abbia in mente è senz’altro Hammer, pubblicato a inizio anni 90 dalla Star Comics e ristampato qualche anno fa in una versione rivista, corretta e ampliata, che poi purtroppo non proseguì come era invece nelle intenzioni del gruppo di autori che l’aveva concepita allora. Qualche incursione nel western, nel giallo e nell’horror le ho fatte e a tal proposito non posso dimenticare come scoprii The Walking Dead per caso: stavo cercando qualche fumetto horror per documentarmi in vista della realizzazione di una storia con degli zombi, che poi non vide a luce, ma questa è un’altra storia, perché è un genere che non mi piace particolarmente , ma volevo mettermi alla prova. Un bel giorno trovai nella mia fumetteria di fiducia il secondo volume della prima edizione italiana e da lì, recuperato il primo, non ne ho saltato uno! Ecco, se c’è un genere che proprio non mi piace è il fantasy: orchi, fate, maghi, la mummia saltimbanco il nano voltagabbana (questa è una citazione di un vecchio compagno di scuola a Milano) non mi hanno mai fatto impazzire. E Pensare che quando qualche anno fa, quando ero il direttore editoriale di Cagliostro E-Press, contribuii a supervisionare “Sette Sigilli”, uno dei maggiori successi dell’editore di Cassino: roba da pazzi! :D

9. Come nascono i tuoi lavori?
Tutto nasce quasi sempre da qualcosa che ho letto o visto, un articolo di giornale, un libro, ultimamente mi ispira tantissimo la musica che ascolto e di cui ho fatto numerose illustrazioni. Di solito cerco di scrivere qualche riga malamente per fissare l’idea, poi mi metto alla caccia dello scrittore scriteriato che abbia voglia di intraprendere il viaggio insieme a me; purtroppo l’ostacolo più grande è il poco tempo che ho io a disposizione per dedicarmi al disegno, perciò spesso l’anello debole della catena produttiva sono io. In un paio di casi da mie idee sono nate delle miniserie di cui poi ho curato la realizzazione e per le quali ho disegnato una manciata di episodi, lasciando ad altri disegnatori la maggior parte del lavoro. Non si può sempre fare tutto, né fare tutto da soli; come scienziati nello studio di diversi fenomeni, spesso le grandi scoperte vengono dall’intuizione di qualcuno, ma per portarne a termine lo studio serve una squadra in grado di fare tutto il lavoro necessario. Altre volte le idee restano nel cassetto per anni prima di essere sviluppate e in certi casi ci resteranno per sempre, forse perché non arriva la loro occasione, ma forse anche perché non sono così buone…

10. Preferisci il fumetto italiano o straniero?
Dicevo prima: sono cresciuto coi supereroi, ma il fumetto italiano ha fior fiore di autori e se oggi ne vediamo tanti impegnati nel mercato internazionale, vuol dire che la qualità c’è. È piuttosto da cercare nella struttura del mercato e nella cultura generale il motivo per cui il fumetto in Italia non sia così tanto considerato; va da sé che il fumetto italiano non sia così florido e ricco come lo sono ad esempio quello francese, quello americano o quello giapponese.

11. Cosa consiglieresti di leggere a chi ha voglia di immergersi nel mondo del fumetto per la prima volta?
Io invito soprattutto chi ha figli o nipoti a proporre loro diverse letture, a seconda delle età e poi pian piano valutarne il gusto e capire cosa può essere più adatto. È fondamentale educare alla lettura e all’arte in generale e ognuno troverà quello che più lo attira. Forse una strada semplice potrebbe essere quella di proporre una lettura a fumetti del genere preferito di chi abbiamo di fronte: a chi piacciono i supereroi proporrei l’Uomo Ragno, a chi la fantascienza l’Omac di Byrne, un Tex per il western, The Walking Dead per l’horror e così via…

12. Hai qualche libro da consigliare a chi vuole farsi le ossa?
Ah, da disegnatore, dico che non può mancare il mitologico “How to draw comics the Marvel way” di Stan Lee e John Buscema, “Il corpo in movimento” di Burn Hogart, ma questa è roba da vecchi! Oggi con i videotutorial sul web, si può trovare qualunque cosa e sicuramente impratichirsi col gli strumenti di disegno digitale è fondamentale;)

13. Cosa pensi delle numerose scuole di fumetto? Vale la pena frequentarle?
Com’è stato studiare alla Scuola di fumetto di Milano? Oggi come oggi, devo ammettere che sono decisamente inflazionate e non sono sicuro che tutte siano in grado di formare gli aspiranti fumettisti in maniera corretta. Quando io frequentai la Scuola Del Fumetto di Milano, non c’era molta offerta e in quel tipo di scuole trovavi generalmente grandi professionisti affermati e insegnanti di materie artistiche molto preparati. Oggi ho la sensazione che in diverse occasioni qualcuno si improvvisi insegnante per sfruttare maggiormente le competenze acquisite senza avere una visione chiara di quello che saranno poi gli sbocchi dei suoi potenziali allievi e di come si sta evolvendo il mercato. Una volta si andava a bottega dai maestri, spesso per pochi soldi, con tanta voglia e un sogno. Nella mia esperienza con Cagliostro E-Press, ho avuto modo di vedere tanti esordienti, arrivare carichi di entusiasmo, belle idee, molta autostima, ma il più delle volte poca o nessuna idea di cosa stessero affrontando: il fumetto, come qualsiasi altro settore, è un mercato con delle regole e un modo di funzionare. In più, è un mercato dove la meritocrazia ha ancora una certa importanza; infatti per entrare non importa chi sei e da dove viene, ma quello che sei in grado di fare. Ai tanti ragazzi che sono passati sotto le mie grinfie, ho sempre cercato di trasmettere che per fare il professionista devi prima di tutto essere professionale: dedizione, costanza, rispetto dei ruoli, delle scadenze, affidabilità. Ho avuto a che fare con alcuni meravigliosamente dotati, ma incapaci di organizzare il lavoro e di seguire le indicazioni su come presentare le tavole per andare in stampa; in altri casi, autori meno bravi hanno mostrato da subito di poter diventare dei buoni professionisti e infatti qualcuno di loro lo è diventato. Questo è un altro aspetto, pur non direttamente attinente con il mio fare fumetti, del quale sono particolarmente orgoglioso!


14. Gioie e dolori del tuo lavoro.
Le gioie non sono tantissime, come numero intendo ma, sono state enormi, almeno per me. la più grande finora, è avere visto i miei disegni pubblicati e quei fumetti nelle mani di diversi lettori. Un paio di anni fa ho illustrato il libro di una rockstar italiana, Omar Pedrini, un tempo chitarrista e paroliere dei leggendari Timoria e poi solista, autore per la tv, docente universitario, attore e tanto altro e ho partecipato ad alcune presentazioni in libreria, disegnando dal vivo e facendo dediche. È stata un’esperienza meravigliosa che mi ha fatto anche conoscere nuovi amici coi quali condivido la passione per questo artista, oltre a collaborare con lui direttamente. Quello che proprio mi manca è potere disegnare di più e con più continuità ma, essendo una persona positiva, godo del fatto di potermi permettere di fare le cose che mi piacciono perché ho un lavoro che amo e che mi permette di mangiare tutti i giorni.

15. Ti andrebbe di parlarmi di Fumettisti dal vivo? Cos’è e come funziona.
Fumettisti dal vivo: è un collettivo nato sulle ceneri dei “Mattoni a fumetti”, iniziativa promossa da Massimo Bonfatti e altri fumettisti modenesi all’indomani del terremoto dell’Emilia del 2012 per raccogliere fondi a scopo benefico. All’inizio di quest’anno, dopo avere dichiarata conclusa quell’esperienza, abbiamo voluto mantenere vivo il gruppo di artisti che lo compongono e il suo spirito, così, chiusa l’esperienza dei mattoni, continuiamo a fare eventi dove disegniamo dal vivo illustrazioni originali che vendiamo per sostenere cause benefiche. Il nostro maggior impegno di quest’anno è andato a sostegno dei Comuni della Bassa Romagna in seguito all’alluvione di inizio Maggio, ma ci siamo anche impegnati per una casa di riposo di Modena e per l’AIL.

16. Adesso la domanda di rito. Hai progetti per il futuro? Collaborazioni?
I miei progetti per il futuro consistono nel portare a termine l’adattamento di “Viaggio Senza Vento”, il disco che nel 1993 consacrò definitivamente i Timoria nel panorama musicale italiano. Ci sto lavorando da un po’ di tempo insieme ad Andrea Guglielmino, anche lui appassionato dello storico gruppo bresciano e a Omar Pedrini stesso. Di più ora non posso dire perché l’orizzonte non è ancora ben nitido neanche per noi, ma se ne sentirà parlare, è sicuro! Ho risposto a tutto vero?!?

Fine dell'intervista.
Vorrei a questo unto ringraziare Andrea per la disponibilità e la pazienza per aver risposto a questa fiumana di domande. Beh, mi pare che di carne al fuoco ce ne sia abbastanza e che sia ben deciso a continuare ad attizzare questo fuoco nella maniera più consona per farci venire la voglia di leggere (e vedere) tutto quanto, no?

Francesco Balestri

venerdì 1 dicembre 2023

Diabolik: Astuzia contro violenza (2023)

Buon ritrovati fumettari!
Oggi devo fare un mea culpa. Devo confessare che era diverso tempo che non acquistavo uno degli albi di Diabolik. E questo mi dispiace non poco. Mi dispiace essermi allontanato da personaggi che per un sacco di tempo mi hanno tenuto compagnia durante la mia infanzia e la mia adolescenza.

Ma adesso sono tornati ed è questo l’importante. Con grande piacere ho ritrovato il caro vecchio Diabolik e la fascinosa Eva Kant in perfetta forma e legati da un amore così intenso da far invidia a chiunque nella ristampa di Astuzia contro violenza. Ma veniamo a noi.

Titolo: Astuzia contro violenza
Swiisss n. 354
Anno: 2023
Pagine: 116
Sceneggiatura: Angela e Luciana Giussani
Matite: Sergio Zaniboni
Chine: Giorgio Montorio

Una mostra di perle rare fa gola a un sacco di persone. Specie se queste sono custodite all’interno di un castello blindatissimo e sorvegliate da agenti di polizia armati fino ai denti. Diabolik è il primo a metterci gli occhi sopra e concepire immediatamente un piano per appropriarsene. Utilizzare un tunnel sotterraneo sembra un buon modo per far meno rumore possibile.
Ma stavolta non è solo in questa avventura.
Oltre a Eva è costretto a scendere a patti con un gruppo di ragazzi che vorrebbero seguire le sue orme e diventare famosi. Il bottino verrebbe quindi diviso in due. Diabolik non si scompone. Da uomo tutto d’un pezzo quale è accetta di abbassare il tiro e vedere cosa accade. Il gruppo di ragazzi sono alle prime armi e dopo una prima discussione è chiaro che il loro piano fa acqua da tutte le parti. Se da una parte abbiamo Diabolik che suggerisce di agire d’astuzia dall’altra c’è chi, preso dalla voglia di agire, è pronto a tirar fuori la pistola (e non solo) al primo soffio di vento.
Quale sarà il piano più efficace? Diabolik e il gruppo di delinquenti riusciranno a mettere le mani sulla refurtiva nello stesso momento oppure qualcuno dovrà imparare a proprie spese come ci si fa strada nel mondo del crimine?

I fumetti di Diabolik per me sono sempre troppo brevi. Il lettore viene gettato immediatamente all’interno della storia e quando inizia a prenderci gusto purtroppo l’avventura volge al termine. Ma chissà, forse il bello è proprio questo. Restare sempre con la voglia di averne ancora e ancora e ancora assaporando ogni volta i suoi insegnamenti.

Francesco Balestri